La chiamano piaga che mai si rimargina: morti per lavoro!
2 Aprile 2024L’Osservatorio Vega torna ad analizzare quanto sta accadendo in Italia. Sono notizie che colpiscono sempre, anche se il cittadino tende ad assorbire con indifferenza crescente, per la valanga di informazioni che giungono tutti i giorni, in ogni momento.
I lavoratori, secondo l’Osservatorio, nella loro quotidianità non sono abbastanza tutelati, anche se è stata registrata una significativa diminuzione degli infortuni mortali in itinere rispetto al 2022 (-19,3%), probabilmente conseguenza del maggior ricorso al lavoro in smartworking.
Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre, analizza così i dati degli infortuni sul lavoro relativi all’anno appena trascorso.
Alta la preoccupazione per i lavoratori stranieri: una categoria che si conferma soggetta ad un rischio infortunistico molto più elevato, superiore alla media nazionale, in ragione spesso di una non adeguata formazione sulla sicurezza.
“La formazione, è uno dei principali fattori per ridurre gli infortuni, ma si deve incidere anche sui lavoratori stranieri, superando le frequenti difficoltà legate alla comprensione della nostra lingua e ad un background culturale molto diverso dal nostro”.
Il dato Assoluto
Sono 1.041 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 799 in occasione di lavoro (+1,1% rispetto a dicembre 2022) e 242 in itinere (-19,3% rispetto a dicembre 2022). Ancora alla Lombardia va la maglia nera per il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (133). Seguono: Campania (75), Veneto (72), Emilia Romagna (70), Puglia (62), Piemonte (61), Lazio (59), Sicilia (52), Toscana (33), Abruzzo (31), Calabria (24), Marche (22), Umbria (21), Friuli Venezia Giulia, Liguria e Sardegna (18), Trentino Alto Adige (14), Basilicata (10), Molise (5) e Valle d’Aosta (1). (Nel report allegato il numero delle morti in occasione di lavoro provincia per provincia).
Le regioni
La zonizzazione utilizzata dall’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega Engineering dipinge il rischio infortunistico nelle regioni italiane secondo la seguente scala di colori:
Bianco: regioni con un’incidenza infortunistica inferiore al 75% dell’incidenza media nazionale
Giallo: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il 75% dell’incidenza media nazionale e il valore medio nazionale
Arancione: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il valore medio nazionale e il 125% dell’incidenza media nazionale
Rosso: regioni con un’incidenza infortunistica superiore al 125% dell’incidenza media nazionale
Quelle a maggior rischio di infortunio mortale, in zona rossa a fine del 2023 con un’incidenza superiore al 25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 34,6 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono: Abruzzo, Umbria, Basilicata, Puglia, Molise, Campania e Calabria.
In zona arancione: Sicilia ed Emilia Romagna. In zona gialla: Friuli Venezia Giulia, Marche, Piemonte, Veneto, Sardegna, Lombardia, Liguria e Trentino Alto Adige.
Le regioni più sicure, in zona bianca, sono: Lazio, Toscana e Valle d’Aosta.
L’Età del Rischio
Per chi ha un’età compresa tra i 15 e i 24 anni, il rischio di morire sul lavoro è ben superiore rispetto ai colleghi che hanno un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (27,9 infortuni mortali ogni milione di occupati contro i 16,2).
L’incidenza più elevata si registra nella fascia dei lavoratori ultra sessantacinquenni (138,3), seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (60,7).
I lavoratori stranieri
Quelli deceduti in occasione di lavoro da gennaio a dicembre, sono 155 su 799. Con un rischio di morte sul lavoro che risulta essere più che doppio rispetto agli italiani: gli stranieri registrano 65,3 morti ogni milione di occupati, contro i 31,1 italiani che perdono la vita durante il lavoro ogni milione di occupati.