Vino: si può affermare con certezza che nuoccia alla salute?

19 Settembre 2023 Off Di Redazione online

V’è certezza sulle conseguenze per la salute? Se la risposta è no, perché promuovere l’astinenza?
Vi proponiamo la sintesi di uno studio di Stefano Castriota, Paolo Frumento e Francesco Suppressa, presentato al workshop organizzato dalla Burgundy School of Business, lo scorso 9 maggio 2023.
E’una traduzione dell’articolo, pubblicato sul magazine online Vitisphere, scritto da Magalie Dubois (School of Wine & Spirits Business presso la Burgundy School of Business, Digione) e dallo stesso Stefano Castriota (Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa, Italia).

Nessuno sta cercando di negare gli effetti negativi dell’abuso di alcool, ma non è scientificamente corretto affermare che non esiste un livello sicuro del bere!
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ritiene che l’abuso di alcol sia direttamente collegato a più di 200 patologie, senza contare molti incidenti, crimini e suicidi, per un totale di 3 milioni di morti premature: più dell’HIV e della tubercolosi.

Anche il costo economico è considerevole: l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) stima che l’abuso di alcool riduca il PIL globale dell’1,6% ogni anno.

Non tutti i paesi sono d’accordo sulla quantificazione del consumo moderato. Nel 2016, solo 37 dei 75 paesi esaminati in uno studio avevano adottato la definizione standard che viene fissata in 10 grammi di etanolo puro.
Tuttavia, esistono differenze a seconda del Paese e possono variare da 8 g in Islanda e l’Irlanda; 20 g per l’Austria.
Non c’è consenso nemmeno sulla definizione di consumo moderato, varia da 10 a 42 g di etanolo al giorno per una donna, e da 10 a 56 g al giorno per un uomo.

C’è anche da ricordare che per molti anni il consumo moderato di alcool è stato ritenuto benefico, per contrastare malattie, ad esempio quelle cardiovascolari o il diabete, o senza alcuna conseguenze, quindi “neutri”
Il consumo moderato di vino, ad esempio, è uno dei pilastri della dieta mediterranea, rinomata per i suoi effetti sulla longevità. Fino al 2010. E, così negli USA!

Ma, a partire dal 2015, questi effeti positivi sono stati rinnegati; infatti, è da quell’anno che le raccomandazioni dietetiche degli Stati Uniti non menzionano più i possibili effetti benefici di un consumo moderato e nel 2018 uno studio pubblicato su The Lancet, cita Griswold e colleghi, che hanno dichiarato che non esiste un livello di consumo di alcol senza impatti negativi sulla salute.

Informazioni riprese dal New York Times lo stesso anno e di nuovo nel gennaio 2023 in occasione del Dry January. Questa conclusione sta influenzando la politica di salute pubblica.

L’ OMS vorrebbe ridurre il consumo medio pro capite, in Europa, del 10%, entro il 2025.
Per questo, ritiene che gli stati debbano agire con gli strumenti della tassazione, del prezzo e dell’età minima, inoltre con il divieto di vendita, durante grandi eventi, fino alla limitazione della pubblicità degli alcoolici.

Si ritiene negativo anche il consumo moderato, che la stessa OMS aveva fissato come limite a due bicchieri standard di vino al giorno, con due giorni di astinenza a settimana.

Se vi fossero dati scientifici certi,sostenere l’astinenza potrebbe essere una raccomandazione accettabile, ma così non è, perché (ora, come ora) non esiste un consenso scientifico a favore dell’astinenza, invece che del consumo moderato.

Gli studi effettuati si basano, per lo più su questionari, che chiedono informazioni sulle abitudini dei consumatori, sul modello simile a quelli per la dieta, il fumo o l’uso di droghe.

Per gli studi “longitudinali” (sono quelli, che si basano su variabili, riferite ad un periodo temporale <*>) si dovrebbero analizzare i comportamenti di gruppi di controllo astinenza e gruppi che dovrebbero ingerire una certa quantità di alcol ogni giorno e per un lungo periodo di tempo, compreso tra i 20 e i 30 anni), e sarebbe praticamente impossibile, principalmente per ragioni logistiche ed etiche.

Gli studi osservazionali <**> sono influenzati da una serie di problemi metodologici:
Bias (in psicologia indica una tendenza a creare la propria realtà soggettiva) non necessariamente corrispondente all’evidenza, conseguenza dell’omissione di variabili come il fumo, la dieta, la pratica sportiva.

Causalità inversa: l’alcol può servire come consolazione per le persone la cui salute è già peggiorata.

Inclusione degli ex utenti (che hanno subito un impatto sulla salute) nel gruppo degli astenuti.

Difficoltà dei partecipanti a ricordare l’uso passato.

Sottostima dei consumi effettivi; mancanza di distinzione etnica, in presenza di varianti genetiche che influenzano l’esposizione all’alcol.

Applicazione inappropriata di modelli lineari anziché di modelli non lineari (il consumo di alcol è raramente lineare) <***)

Su queste basi, risulta difficile poter accedere pareri scientifici, nelle riviste specializzate, se non siano supprtati da elementi significativi,e addirittura potrebbe essere accaduto che i ricercatori, specialmente in medicina, siano sati o siano spinti a forzare i risultati, per renderli significativi, creando falsi positivi e contribuendo a distorcere la visione anche delle pubbliche autorità.
Anche le meta analisi ( che lo OMS osserva sempre con particolare attenzione) risultano limitati dagli stessi problemi, su esposti.

Accade, di conseguenza ( a proposito di salute pubblica) che vari studi dimostrino come sia più efficace trasmettere un messaggio semplice.

Troppe distinzioni, che contengono, come abbiamo visto, differenze e particolarità legate al sesso, all’età, al consumo durante o fuori dai pasti, possono minare l’efficacia del messaggio.

Per questo, si ritiene che l’OMS abbia scelto un messaggio breve, facile da ricordare, mirato e razionale; proprio perché risulta impossibile determinare il limite di consumo innocuo per ogni individuo, mentre un semplice messaggio ( in questo caso, non a favore dell’alcol) non risolve il problema.

Per cui, non esistendo la possibilità di definire scientificamente un livello di consumo sicuro, non si dovrebbe altresì affermare che non esista un livello sicuro di bere.

<*> Si differenziano da quelli trasversali, che si riferiscon un ad un determinato momento!
<**> Studi osservazionali: si basano su variabili in studio (cioè, nel caso più semplice, la variabile malattia e la variabile presunta causa) che vengono monitorate, senza alcun tipo di intervento: ci si limita a trarre informazioni sull’esistenza di un rapporto causa-effetto dalla semplice osservazione dei fatti.
<***) La differenza tra struttura dei dati lineare e non lineare è che nella prima i dati non sono disposti in ordine specifico ( e adiacente), mentre nella struttura dei dati non lineari i dati sono disposti in un ordine specifico e tra essi esiste una relazione.