Appennino Bolognese – Castagne e Marroni – 40% rispetto al 2020
10 Novembre 2021Lo scorso anno, sono stati prodotti 7 quintali medi per ettaro, mentre quest’anno circa 4,5-5 quintali per ettaro.
Il settore della castanicoltura è considerato uno dei più importanti per il ripopolamento della montagna, la tutela delle biodiversità, il contrasto al cambiamento climatico. Confagricoltura Bologna esprime preoccupazione, eppure affermano i tecnici, la fase di allegagione era stata perfetta, ma i poi sono arrivati i problemi, per la siccità ad agosto e settembre, che ha causato problemi per la nutrizione dei ricci che, invece di contenere i tradizionali 2-3 frutti ciascuno, ne hanno generato uno solo, perché privi del nutrimento necessario”.
A causare i danni rilevanti, che hanno determinato il crollo della produzione, è stato proprio il clima con i mesi torridi di luglio e agosto: la forte siccità ha infatti condizionato in negativo la produzione autunnale delle castagne e dei marroni.
Tra le avversità Confagricoltura Bologna segnala anche le cydie, lepidotteri che infestano le castagne penetrando nel frutto, e il cinipide del castagno. Insomma, al peggio non c’è mai fine!
“I frutti prodotti sono stati meno del solito e gli insetti li hanno colpiti ripetutamente causando un danno intorno al 40%. Per quanto riguarda invece il cinipide, le maggiori difficoltà sono state registrate nella zona di Castel Del Rio nella Vallata del Santerno, in territorio imolese, mentre la situazione appare più rosea nell’Appennino Bolognese”.
Sono alcune delle considerazioni di Renzo Panzacchi, presidente del Consorzio Castanicoltori dell’Appennino Bolognese, che auspica la realizzazione degli invasi di acqua per affrontare la siccità estiva, mentre per combattere le cydie sono stati testati prodotti a base di fermoni, che hanno ridotto il danno del 50% negli ultimi anni.
Quella degli invasi, anche secondo Claudio Cervellati, responsabile dell’Ufficio Forestazione di Confagricoltura Bologna, è unna buona idea, ma di realizzazione difficile, anche perché il territorio dell’Appennino è molto critico da un punto di vista idrogeologico.:”Ci vorrà del tempo: è una strategia che deve essere studiata nei minimi dettagli, ma non possiamo esimerci dal portarla avanti, sollecitando le Istituzioni in tal senso”.