Vinitaly Special Edition Presentato il Nuovo Osservatorio UIV – Vinitaly

17 Ottobre 2021 Off Di Redazione online

Il Vino continua ad essere l’ali – elemento cult della produzione agroalimentare. Le associazioni di produttori e ogni altra organizzazione interessata, non ha mai smesso di analizzarne l’andamento di mercato, anche in tempo di Covid, con tutte le difficoltà che ha comportato e che si trascina ancora.

E in questi giorni, è tornato anche il Vinitaly, con una speciale edizione, che ha riacceso gli entusiasmi e ripartono anche le analisi e la pubblicazione di dati, che meritano certamente d’essere seguiti, con attenzione.

In questo spazio, proponiamo i dati del nuovo osservatorio proposto da Unine Italiana Vini ( UIV ) e Vinitaly, nel quale viene analizzato l valore del nostro vino, destinato all’export. Come leggiamo, le valutazioni sono al momento su prezzi di fascia “Popular” Solo il 5% delle bottiglie di vino fermo italiano destinate all’export esce dalle cantine a più di 9 euro al litro, mentre il 75% non supera la soglia dei 6 euro. Un posizionamento più basso non solo rispetto a competitor come Nuova Zelanda, Francia e Australia, ma anche sulla media mondiale degli scambi. Secondo l’’Osservatorio, è il segmento Popular (3-6 euro/litro) a essere il più presidiato dal vino tricolore, nel mondo, con quasi la metà dei volumi. A seguire il basic (fino a 3 euro) con il 28%, dal Premium (6-9 euro) con il 20% e dal Super Premium (oltre i 9 euro).
I margini di crescita sono considerevoli, se consideriamo le valutazioni, aggiornate al 2020.

Negli USA, solo il 26% dei nostri vini è in fascia premium (dai 6 ai 9 euro/litro) o superpremium (da 9 euro e oltre): poco più della metà rispetto ai neozelandesi, che sommano sui segmenti di alta fascia il 46% e ancora meno sulla Francia che domina con il 66% di premium o Super Premium.
Secondo il nuovo Osservatorio, che si avvale della collaborazione di Wine Intelligence e IWSR anche in Cina si può fare meglio. Da quelle parti, con il 21% di prodotto quotato oltre i 6 euro/litro superiamo Spagna e Cile, ma rimaniamo lontani da Francia (38%) e soprattutto Australia 76%

Eppure, una verifica più specifica di singole produzioni Made in Italy, in particolare del Piemonte e della Toscana, ci mostrano un trend decisamente più soddisfacente. Infatti, i rossi piemontesi si posizionano sugli stessi livelli dei Bordeaux francesi, ed è ottimo il posizionamento nelle fasce alte di prezzo anche per i rossi toscani, che nel mercato cinese, e per il segmento premium, raggiungono quota 80% delle proprie vendite, contro il 78% dei vini bordolesi e il 71% degli australiani. Su questa base, ne sono convinti gli esperti di UIV e Vinitaly, bisognerà costruire le strategie per il futuro.

E gli Spumanti?- Per lo Sparkling è tutta un’altra musica.

Grazie al Prosecco, il valore delle bollicine italiane è quasi quadruplicato negli ultimi 10 anni, superando nel 2020 la soglia dei 4 milioni di ettolitri. Nel comunicato del nuovo Osservatorio, curato dgli uffici stampa di UIV e Vinitaly, c’è questa espressione, che ha una propria suggestione: si va verso la “SFIDA DEL LUSSO DEMOCRATICO”  espressione che nasce da l’interpretazione del dato, per il quale i nostri produttori hanno praticamente creato una nuova fascia di mercato, che viene considerata “mediana”.

E allora? La sfida dei prossimi anni sarà quella di provare a occupare anche la fascia premium, quella compresa tra 7 e 10 euro: a livello mondiale, infatti, solo il 13% delle vendite è in questo segmento, dove sono presenti per lo più gli Champagne di ‘primo prezzo’.

Il Prosecco, che non potrà più pensare di crescere solo muscolarmente, deve ambire a innestare una crescita valoriale, che sembra abbia realmente intrapreso.

Un fenomeno che ha inoltre fatto da traino a una tipologia di spumanti italiani che secondo il pronostico degli esperti, nei prossimi 3 anni  sfiorerà il miliardo di bottiglie, con la crescita di produzioni autoctone, la cui opzione premium sembra quella più indicata.

Le dichiarazioni di Castelletti (UIV e Mantovani (Veronafiere)

Paolo Castelletti – Direttore Generale Unione Italiana Vini

“La crescita del valore negli ultimi anni è stata più rilevante rispetto a quella degli altri Paesi produttori – ha detto il segretario generale di Uiv, Paolo Castelletti -, ma siamo a metà del guado e i margini potenziali sono notevoli, considerata la qualità del prodotto. Serve un cambio di passo sul fronte del posizionamento del brand e dell’identità del nostro vino; asset raggiungibili attraverso politiche di settore lungimiranti e concertate con le imprese, con un approccio meno individualistico alla promozione, una maggior omogeneità nello standing elevato delle grandi denominazioni e un importante lavoro identitario legato alle nuove tendenze, a partire dai vini green. Sul tema sarà fondamentale completare il processo di definizione della norma pubblica in materia di sostenibilità che porterà ad avere, primi in Europa, un logo di Stato sui prodotti con certificazione sostenibile, sull’esempio neozelandese”.

Giovanni Mantovani – Direttore Generale Veronafiere

“Oggi, come nelle migliori industry del made in Italy, la sfida del vino tricolore si gioca su analisi, strategie, promozione, identità, relazioni on e off line. Il settore gioca sempre più la sua partita del futuro su questi elementi, e Vinitaly vuole essere partner di questa sfida, così come lo è stato in passato. Per questo abbiamo sposato il nuovo Osservatorio: l’introspezione sui mercati è un aspetto fondamentale per Vinitaly, che vuole sempre più prevedere le dinamiche del business, oltre a proporre strategie e azioni al comparto, alle sue organizzazioni e istituzioni”.