Rifiuti Tessili: come smaltire e cosa cambiare nel modello di produzione e consumo!
12 Marzo 2025
Dal 1° gennaio 2025 è scattato in tutta l’Unione Europea l’obbligo di raccolta differenziata anche per i rifiuti tessili. Oggi, l’industria tessile è fra i principali produttori di emissioni di CO2 e di rifiuti solidi.
Rifiuti che invadono i Paesi del sud del mondo, dove vengono smaltiti in modo incontrollato.
Ne consegue che ogni Comune dovrà predisporre appositi cassonetti dedicati, in cui i cittadini dovranno conferire abiti e accessori di abbigliamento.
L’obiettivo è quello di intercettare la maggior quantità possibile di materiale tessile e, anziché avviarlo alla discarica, recuperarlo e riciclarlo per riutilizzare le fibre tessili.
C’è da riconoscere all’Italia, che si era mossa in anticipo rispetto all’obbligo europeo, introducendo la differenziata per i rifiuti tessili già dal 1° gennaio 2022 (DL 116/2020), ma a due mesi dall’entrata in vigore, in molte città italiane mancano i cassonetti dedicati e, laddove siano già arrivati, la differenziata avviene spesso male e in modo incontrollato, perché i cittadini non sono ancora sufficientemente informati, nonostante siano previste multe salate, fino a 2500 euro, per continua a smaltire i rifiuti tessili nei contenitori dell’indifferenziata.

Dario Casalini (foto) fondatore e presidente di Slow Fiber, associazione nata nel 2022 che si ispira ai principi di Slow Food, ritiene che si dovrebbe promuovere nella filiera tessile un nuovo modello produttivo, che superi la logica del consumismo usa e getta.
Quello tessile è un rifiuto complicatissimo, perché andrebbe disassemblato e se ha fibre miste, queste dovrebbero essere separate, e non sempre è possibile a livello meccanico o chimico. Successivamente, andrebbero disassemblate le parti con composizioni disomogenee, rispetto a quella che si vuole riciclare. Con le attuali quantità di rifiuti tessili prodotti, in crescita costante, è un’impresa titanica!
Prodotto Tesile, sia esso capo di abbigliamento, arredo o qualsiasi altra cosa, dev’essere pensato e realizzato per durare il più a lungo possibile: questo si può fare solo producendo beni di qualità: bisogna scoraggiare la logica della sovraproduzione e dell’iper-consumismo.

Ecco perché, ferma restando la necessità di sensibilizzare i consumatori verso un più consapevole modello di comportamento, bisogna agire direttamente sui produttori. Pertanto, l’Unione Europea si è impegnata a emanare il testo normativo UE sull’EPR tessile (cioè la Responsabilità Estesa del Produttore) e ciò dovrebbe concretizzarsi, entro il primo quadrimestre 2025 Un provvedimento, che dovrà essere recepito dagli ordinamenti nazionali.
Questo intervento farà sì che produttori siano considerati responsabili dei rifiuti prodotti e saranno tenuti a pagare una tariffa per contribuire a finanziare la raccolta e il trattamento dei rifiuti, che dipenderà da quanto circolare e sostenibile sarà la progettazione del loro prodotto: chi produce impatti maggiori con i prodotti tessili, che progetta e immette sul mercato, pagherà un eco contributo più alto per finanziare i sistemi di responsabilità estesa: ovvero “chi inquina di più, paga di più”.