La Viticoltura Biodinamica e Il Recupero dei Vitigni Autoctoni

12 Marzo 2025 Off Di Redazione online

E’ una missione di grande valore, perché significa tutelare la biodiversità, allo stesso tempo garantendo la resilienza dei nostri vigneti, nei confronti delle conseguenze del cambiamento climatico.
Questi vitigni sono, infatti, sono il risultato di secoli di adattamento all’ambiente circostante e custodiscono l’identità culturale e agronomica delle nostre regioni vinicole.

Su questa base, Demeter Italia, l’organizzazione che certifica la qualità dei prodotti, come derivanti da agricoltura biodinamica, si è impegnata con le Comunità biodinamiche regionali, a salvaguardare vitigni autoctoni, alcuni dei quali erano a rischio estinzione.

L’argomento è stato tema di un incontro promosso da Demeter, presentato con il titolo “Viti dimenticate: la passione dei vignaioli biodinamici Demeter recupera le varietà autoctone”, tenutosi lo scorso 23 febbraio 2025, nell’ambito della Slow Wine Fair di BolognaFiere.

Francesco Bordini, agronomo e vignaiolo biodinamico, ricorda che vitigni come il Trebbiano, il Ciliegiolo o il Negretto, un tempo venivano coltivati insieme, creando blend naturali che contribuivano all’equilibrio del vino. Queste varietà, erano state trascurate per la loro scarsa resa alcolica, ma oggi tornano di grande attualità, permettendoci di produrre vini con un minore tenore alcolico senza interventi artificiali”. In più, i vitigni autoctoni si sono già adattati al loro ambiente naturale e richiedono meno trattamenti, contribuendo a una viticoltura più sostenibile.

La vignaiola Danila Mongardi racconta che nell’Ottocento nella sola area bolognese c’erano oltre 80 varietà autoctone, molte delle quali scomparse a causa della fillossera.
L’Albana e la Barbera erano il cuore della viticoltura locale, affiancate da ecotipi minori come Montuni, Aglionza e Sciaslà, che donavano aromi unici ai vini.
Sono piante in grado di crescere e prosperare anche di fronte alla difficoltà!

Paride Benedetti, agronomo e vignaiolo, nel suo intervento ha proposto un focus sulla sostenibilità economica di questi recuperi di biodiversità in vigna; infatti, afferma, un vitigno autoctono non ha concorrenza, per la sua unicità, spiccata identità territoriale e capacità distintiva sul mercato. Cita ad esempio il recupero del vitigno “Famoso” (Famous), un’antica varietà a bacca bianca, riscoperta e valorizzata con successo.

Il direttore di Demeter Italia, Giovanni Buccheri, ha messo in evidenza il valore della viticoltura biodinamica che non è solo un metodo agricolo, ma una visione olistica che ci permette di interpretare la complessità della natura e di valorizzare le caratteristiche uniche dei nostri vitigni.