Sicilia: Olivicoltura sotto pressione per la siccità!
30 Agosto 2024Sull’Isola la situazione è sempre più criticq. Sappiamo bene della siccità e delle conseguenze, che sta provocando.
Un nuovo allarme viene lanciaro pee l’olivicoltura, con previsioni pessimistiche.
Ad oggi, la produzione in Sicilia ha subito un calo del 50-60% circa rispetto alla campagna precedente (che già era stata insufficiente); Catania è la provincia più penalizzata estesa al basso Ennese con una percentuale pari a meno 80%. Le aree situate alle falde del vulcano Etna, sino ad un’altitudine che sfiora i 1000 metri mostrano una produzione di poco inferiore al 50%, mentre nelle aree del siracusano e del ragusano la perdita è del 60%, con punte di – 40/50 % nelle zone di alta collina e di montagna. In generale, la Sicilia potrebbe attestarsi su una produzione di 16/18 mila tonnellate a fronte delle 35.000 tonnellate della campagna 2023/24.
L’aumento delle temperature e la mancanza di precipitazioni hanno creato condizioni di stress idrico che hanno gravi ripercussioni con un evidente squilibrio fisiologico
Nonostante siano considerate piante che resistono e crescono anche in zone aride, oggi assistiamo ad un essiccamento delle chiome dovuta alla mancanza della pur semplice umidità fino ad oltre un metro di profondità.
Oltre alla mancanza di precipitazioni, da un anno circa, la situazione è resa più drammatica dall’assenza di acqua negli invasi le cui condotte, vecchie e colabrodo, in pessimo stato manutentivo, disperdono oltre il 50 % delle riserve idriche”.
In alcune aree è stato possibile garantire l’irrigazione di soccorso, ma ora le riserve sono esaurite.
Il quantitativo di prodotto dagli ulivi è molto ridotto rispetto ad una normale campagna agraria.
Le elevate temperature, incidono anche sulle olive da tavola, che dovrebbero essere energicamente irrigate per l’ingrossamento delle drupe, anche per poterle lavorare in salamoia.
Quanto descritto è stato comunicato da Giosuè Catania, presidente facente funzioni dell’organizzazione di agricoltori Cia Sicilia Orientale, che è anche presidente APO, la cooperativa di olivicoltori operante in Sicilia.
Catania propone anche una riflessione nazionale, ricordando che l’olio extravergine d’oliva rappresenta ancora solo il 4-5% dei consumi mondiali ed esiste quindi un buon margine di crescita del mercato soprattutto in paesi dove non c’è ancora tradizione di consumo, ma per crescere bisogna affroGiosuè Catania, ntare diversi nodi come la frammentazione aziendale; il peso dei costi produttivi; il mancato investimento per la messa a dimora di nuove superfici (come accade in altri Paesi) e la forte dipendenza dalle importazioni) in modo da garantire una presenza pianificata su un mercato di qualità dell’olio extra vergine d’oliva italiano, riconoscibile come grande patrimonio di Biodiversità e di produzioni certificate.